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Viaggio di vino 11: evoluzione e longevità

Viaggio di vino è la nostra rubrica di degustazione curata da un sommelier di eccezione – Antonio Currò – che con maestria e passione ci accompagna verso un nuovo modo di sentire profumi e aromi. Di tutti vini e in particolare delle nostre etichette. Oggi continuano a scoprire il valore del tempo, focalizzandoci su evoluzione e longevità mentre guastiamo il nostro Etna DOC Bianco Contrada Calderara.  

Denis Dubourdieu tra i più grandi enologi della storia diceva: La capacità di invecchiamento di un vino non è solo un dono della natura, ma una battaglia che dobbiamo vincere facendo ricerca e grande attenzione ad ogni fase della vita del vino. 

Il vino è bevanda viva e in continua trasformazione. Come le persone, il vino nasce, cresce e “muore” in accordo al tempo ed ai processi produttivi e di conservazione, questi fattori determinano infatti le possibilità di sviluppo e le aspettative di evoluzione nel tempo. Il vino subisce molte trasformazioni nel corso della sua evoluzione, cancellando il suo giovane carattere quando assaggiato dopo alcuni anni. Questo processo, ovviamente, non è infinito: il vino, inevitabilmente, raggiungerà il suo apice di evoluzione per poi avviarsi verso un inesorabile declino.

Il tempo all’interno del quale si snocciola la vita di un vino è decisamente variabile. Ci sono vini capaci di evolversi agevolmente nel tempo per oltre cinquanta anni, mentre altri possono arrivare a malapena a tre. Ovviamente i vini che vogliono sfidare l’età, devono essere prodotti con questo specifico obiettivo, un lavoro che non può prevedere compromessi e che inizia dalla vigna e va comunque detto che ogni varietà di uva ha sempre possibilità di evoluzione assolutamente proprie, anche a parità di criteri produttivi, ogni uva non evolverà oltre i propri limiti. 

In linea di massima, i vini rossi hanno una longevità maggiore rispetto ai vini bianchi, anche se bisogna notare che alcuni vini bianchi sono capaci di evolvere proficuamente anche per vent’anni ed oltre. A determinare la longevità di un vino, sono le caratteristiche specifiche dell’uva ed in particolare, la presenza e la quantità di certe sostanze. Queste sostanze sono poi rafforzate oppure attenuate durante le fasi di vinificazione, pertanto la longevità di un vino è sempre risultato delle qualità di un’uva e del modo con il quale si produce vino. 

Il tempo spesso opera nel vino autentici miracoli, restituendo profili organolettici di straordinaria complessità e ricchezza. E’ questo un concetto che non può misurarsi in termini assoluti come accade, per le persone. Ogni vino, ogni uva, ogni zona, tanto per citare i fattori principali, è misurabile in termini del tutto propri, definendo le diverse età e stagioni in accordo alle singole condizioni

Riassumendo, si può certamente parlare di gioventù, maturità e declino per ogni singolo vino, ricordando comunque che il tempo nel quale si verificano queste condizioni è sempre riferibile ad ogni singolo caso. Bisogna altresì dire che i vini, all’interno dello stesso territorio, possono avere evoluzioni diverse, pertanto anche la durata della loro vita può essere diversa. I fattori discriminanti, sono rappresentati dal terroir, quindi, l’esposizione delle vigne, il microclima e la composizione del suolo. Questo significa che, in una singola denominazione, ogni singola frazione di territorio, ogni cru, possiede non solo espressioni organolettiche specifiche e proprie, ma può produrre vini con possibilità di vita assolutamente diversi. 

Benché possa sembrare pretestuoso ed anche un po’ arrogante, il vino che vi suggerisco per somatizzare il concetto di longevità è l’Etna DOC Bianco Contrada Calderara 2018. La risposta ad una scelta forse azzardata sta nel terroir meraviglioso in cui nasce questo vino, nello stile di vinificazione e ad un millessimo temperato e con poche precipitazioni. Brillante nel colore oro bianco. Il naso è elegante, ricco e penetrante, ed esibisce una grande esuberanza olfattiva; profumi di zagara, glicine, mandorla, orzata, note agrumate di pompelmo e sentori minerali che richiamano agli idrocarburi. L’impressione olfattiva trova estensione al gusto, freschezza e sapidà si fondono insieme per una gradevole persistenza ed intensità e ci mostrano un vino elegante con ancora parecchia storia da scrivere. Degustato il 25 febbraio 2021.

Antonio Currò

La sua formazione professionale da sommelier inizia in Francia, tra l’Aquitania e la Borgogna, ricoprendo vari ruoli in alcune “maison du vin” ed in ristoranti gourmet. Prima di tornare nella sua Taormina, dove dirige lo stellato “Casa Grugno” per 10 anni, trascorre diverso tempo nel Regno Unito come consulente enologico di alcune compagnie ristorative. Si trasferisce a Torino per 2 anni per la riapertura del ristorante del Cambio collaborando con lo chef Baronetto. L’amore per la propria terra e soprattutto il coinvolgimento dello chef Ciccio Sultano lo vedono oggi attore nel grande progetto del ristorante Duomo, dove ricopre il ruolo di head sommelier.