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Viaggio di vino 3: cos’è il terroir?

Viaggio di vino è la nostra rubrica di degustazione curata da un sommelier di eccezione – Antonio Currò – che con maestria e passione ci accompagna verso un nuovo modo di sentire profumi e aromi. Di tutti vini e in particolare delle nostre etichette. Questo terzo appuntamento lo dedichiamo al terroir e ad uno dei vini che esprime in maniera indelebile questo concetto: Etna Rosso Contrada Zottorinoto riserva 2011.

Molto spesso mi sento chiedere: questo vino è espressione del terroir? Da quale terroir viene questo vino? Il terroir è il territorio, vero?

Proviamo a fare un po’ di chiarezza. Secondo Wikipedia, il terroir può essere definito come “un’area ben delimitata dove le condizioni naturali, fisiche e chimiche, la zona geografica ed il clima permettono la realizzazione di un vino specifico e identificabile mediante le caratteristiche uniche della propria territorialità. Il terroir definisce anche l’interazione tra più fattori, come terreno, disposizione, clima, viti, viticoltori e consumatori del prodotto. Questa parola non può essere banalmente tradotta in altre lingue in “territorio” in quanto il concetto è molto più complesso”.

Nel mondo del vino il termine terroir viene usato per definire e identificare una determinata area di produzione di un vino che indica una tipicità del prodotto.
Ogni terroir è unico nelle sue specifiche caratteristiche. Possono esistere due zone con condizioni simili di clima, suolo e terreno, ma non completamente uguali o replicabili, motivo per cui lo stesso vitigno impiantato in diverse zone produrrà uve con caratteristiche diverse e di conseguenza vini molto differenti tra loro.

Le componenti del terroir influenzano la qualità del vino in vari modi:
Suolo e terreno – indipendentemente delle varie teorie e opinioni, i viticoltori devono saper riconoscere l’influenza del suolo sulla fisiologia della vite e sulla maturazione dei grappoli. La tipologia del suolo e la pendenza del terreno determinano i fabbisogni della vite, che a loro volta condizionano notevolmente gli interventi in vigna. Per esempio, una zona come l’Etna con un terreno lavico-sabbioso ricco di sostanze minerali, scosceso, con svariate differenti esposizioni ed altitudini, è perfetto per la produzione di uva con un alto livello di acidità e con profumi intensi.

Clima – identifica le condizioni ambientali della zona di produzione, un fattore che ha un’influenza molto importante sull’evoluzione delle componenti aromatiche dell’uva. Parlando sempre di Etna, le differenti altitudini e la profonda differenza della composizione del suolo tra ogni singola contrada, ci consegnano vini molto diversi pur prodotti a poche centinaia di metri di distanza. 

Tradizione – le pratiche adottate nella produzione e la cultura enologica di ogni zona di produzione, dove il fattore umano ha un ruolo determinante per la riuscita del prodotto finale. A questi fattori si aggiunge un elemento fondamentale per la qualità del vino, che è il lavoro del vignaiolo. Ogni produttore deve conoscere a fondo il suo terroir, i suoi vigneti, ascoltare la terra per recepirne i messaggi, per poter adottare le pratiche enologiche più adatte al fine di ottenere vini che parlano del terroir da dove provengono. Esiste certamente una relazione importante tra i componenti del terroir e la qualità del vino e mi piace aggiungere un’altra variabile, un altro fattore molto importante per ottenere vini di qualità: la tecnica di produzione.

Uno dei vini che esprime in maniera indelebile il concetto di terroir è certamente L’Etna Rosso DOC Riserva Contrada Zottorinoto 2011, prodotto in meno di 2 mila bottiglie. Versandolo nel bicchiere inizio a percepire il suono, prima ancora di scoprire il colore rubino virante al granato, un suono che mi rievoca il vulcano con i suoi boati ed i lapilli che lentamente precipitano al suolo, arricchendone l’ossatura ed il corpo. Il naso è intenso, avvolgente, pulito, elegante, profumi copiosi di viola e rosa passiti, liquirizia, confetture di mirtillo e mora, poi ancora fragola macerata, ricordi minerali che riportano alla lava bagnata e finanche una gradevolissima traccia ematica. In bocca è sontuoso, di grande carattere e scalpitante, i tannini eleganti in continua evoluzione e la bilanciata freschezza fanno presagire una lunga vita, la lunga persistenza e la finezza ci fanno godere questa eccellenza enoica sin da adesso. Degustato il 25 febbraio 2021.

Antonio Currò

La sua formazione professionale da sommelier inizia in Francia, tra l’Aquitania e la Borgogna, ricoprendo vari ruoli in alcune “maison du vin” ed in ristoranti gourmet. Prima di tornare nella sua Taormina, dove dirige lo stellato “Casa Grugno” per 10 anni, trascorre diverso tempo nel Regno Unito come consulente enologico di alcune compagnie ristorative. Si trasferisce a Torino per 2 anni per la riapertura del ristorante del Cambio collaborando con lo chef Baronetto. L’amore per la propria terra e soprattutto il coinvolgimento dello chef Ciccio Sultano lo vedono oggi attore nel grande progetto del ristorante Duomo, dove ricopre il ruolo di head sommelier.